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Free Counter Luca Macchi: May 2008

Monday, May 12, 2008

Olimpiadi di Pechino 2008

Tra qualche mese si terranno in Cina i Giochi Olimpici di Pechino 2008. Alcuni “Potenti” della Terra, come ad esempio il segretario generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, nonché il capo di stato francese Nicholas Sarcozy, hanno deciso di non presenziare all’inaugurazione ufficiale dei Giochi per rendere evidente il disappunto che provano nei confronti di un paese che ne assoggetta un altro: infatti la Repubblica Democratica Cinese si oppone, anche con l’uso della forza, sia all’indipendenza che all’autonomia del Tibet.

Il senso di solidarietà verso il popolo tibetano che accomuna gran parte delle popolazioni del pianeta è più che giustificato, tuttavia boicottare le Olimpiadi non mi sembra la maniera più appropriata per cercare di risolvere un problema che si tramanda da anni. Lo stesso Dalai Lama, capo spirituale tibetano, è contrario al boicottaggio, poiché sostiene che le Olimpiadi dovrebbero unire i popoli nello sport e nella pace; inoltre, non è molto corretto anche nei confronti degli atleti, i quali, dopo aver dedicato gli ultimi quattro anni alla preparazione di un’Olimpiade, rischiano di dover riporre nel cassetto il sogno di una vita per ragioni che esulano delle loro possibilità di intervento; ovviamente questo non è il fatto più grave, il più grave sono le molte, troppe, vite sprecate durante i disordini che accompagnano le manifestazioni di protesta, ma lo sport non c’entra niente: questo è un problema prettamente politico.

Anziché boicottare adesso i Giochi, sarebbe stato meglio non assegnarli fin dal principio alla Cina, magari motivando questa decisione asserendo che un paese che impone la propria volontà con la violenza non può essere considerato affidabile e quindi degno di ospitare un evento internazionale come un’Olimpiade; questi fatti dovrebbero essere messi in evidenza per quello che sono davvero, ossia a livello di Stati e ONU.

Non ci dovrebbe essere bisogno di una “fiaccola” per dare il meritato rilievo a una notizia come la questione tibetana, lo sdegno per una simile situazione dovrebbe essere grande in ogni caso. È inammissibile che conflitti come quello cino-tibetano debbano trovare nello sport il loro unico modo per guadagnare il ritorno mediatico che meritano.

In conclusione, forse dovremmo tutti farci un esame di coscienza, se ognuno di noi badasse un po’ di più al benessere e alle volontà del prossimo, sono convinto che tragedie come il genocidio del popolo tibetano non accadrebbero.